Gilda, emblema dell’innocenza violata, in rosa baby. E per Rigoletto un braccio di cuoio al posto della tradizionale gobba, per un timbro circense e steampunk del tutto inedito. Per Arrigo Costumi, lavorare con Carla Ricotti, costumista, scenografa e docente presso l’Accademia di Brera è sempre fonte di sorprese e occasione per sperimentare soluzioni creative. In questi primi mesi del 2019, abbiamo collaborato alla realizzazione del suo nuovo allestimento de Il Re Pastore, opera giovanile di Wolfgang Amadé Mozart andata in scena dal 15 al 27 febbraio al Teatro La Fenice di Venezia con la regia di Alessio Pizzech, e all’importante messinscena di Rigoletto di Giuseppe Verdi al Teatro Comunale di Bologna con la regia di Alessio Pizzech. Per entrambe, la costumista ha lavorato su una contemporaneità per così dire atemporale: “Il mito è per sempre”, dice. E attorno alla contemporaneità dell’archetipo (l’eroismo e il sacrificio di sé, il legame ancestrale e terribile fra padre e figlia) Carla Ricotti ha disegnato costumi dall’aria immote e senza tempo: nel caso del mantello del principe nell’opera di Mozart, ha chiesto alla sartoria di “ghiacciarli”, cristallizzandoli, così come i cappotti dei militari mostrano proporzioni da giocattoli meccanici: uomini che rispondono a comandi, ma privi di vera personalità.
Ne il Rigoletto, per Carla Ricotti la sartoria ha invece esplorato diverse epoche storiche, senza sceglierne alcuna: corpetti e gorgiere si sposano, in un clash culturale e temporale, con forme contemporanee. I costumi hanno invece colori forti, come forte e violenta è l’azione.